VOLONTARI
STORIE
Alessandro - Croce Azzurra sez. di Como

Seduto su una panchina in piazza Roma, aspetto un’amica.
Accosta una macchina con dietro un passeggero, scende una donna e mi chiede “tu sei un soccorritore?”
La guardo stranito… “sì” pensando mi avesse visto in giro e stesse male qualcuno.
“Tu tre anni fa hai salvato mio padre da un ictus, ti ho riconosciuto e lui ha voluto che mi fermassi per ringraziarti. Hanno detto in ospedale che il vostro intervento tempestivo è stato determinante per la sua vita.”
Io, non sapendo che dire, ringrazio esterrefatto e stupito del gesto, chiedo informazioni, non ricordandomi di tutti gli interventi che facciamo in ambulanza.
Poi ci salutiamo, ringraziandoci a vicenda.

Per quanti negli anni mi hanno chiesto perché lo facciamo, senza remunerazione economica, senza dormire la notte, stancandoci come fosse un lavoro, rischiando ogni volta che usciamo perché non sappiamo cosa ci aspetta…
Questo piccolo grande gesto inaspettato è stato il grazie più bello ed appagante che potessi ricevere.
Sono IO a ringraziare loro, per avermi dato un altro motivo per non mollare mai.
Firmato: un omone arancione

Alessandro è la Croce Azzurra.

Raffaele - Croce Azzurra sez. di Como
30.09.2021 - 10 anni fa iniziavo il mio percorso in Croce Azzurra... ricordo che tutto è iniziato con un piccolo incidente mentre tornavo da lavoro, fui proprio io a chiamare il 118 per chiedere un ambulanza... una telefonata veloce concisa ma perfetta ricordo ancora il centralinista mi chiese ma sei un soccorritore? no perché nel caso me lo devi dire... assolutamente no ho soltanto una piccola passione per la medicina... e li vidi per la prima volta l'ambulanza di Croce Azzurra e José Cattaneo che con voce rassicurante mi disse "stai pure tranquillo, tutto quello che potevi fare l'hai fatto". Poi ho passato mesi a dire a un "aspirante pompiere" perché non fai il corso per "andare in ambulanza"? anche quello è figo, no?
Beh alla fine mi sono convinto anch'io, e a settembre mi sono iscritto, di nascosto da tutti, amici e parenti forse per paura di essere dissuaso proprio da quell'idea che ormai si era fatta spazio nel mio cuore e nella mia mente. Per mesi, 2 sere a settimana sparivo ed i primi complottisti già dicevano "Teddy ne sta combinando una... ". Poi arrivò la prima divisa, il famoso tutone, ero talmente felice ed orgoglioso che penso di essere arrivato a casa saltellando come un bambino.
Avevo finito il primo modulo ed il cuore mi esplodeva allora decisi di dirlo almeno a mamma e papà. Ricordo che rimasero senza parole per alcuni istanti... poi mamma incalzò dicendo lo sai che anche lo zio lo faceva in Croce Rossa?... Così iniziò il mio cammino, i turni nel week end... il sabato mattino, la domenica notte e qualche volta anche il martedì con Emanuele Mazza e tutti gli altri.
Quante cose ho imparato, quante esperienze, quanti ricordi... il crodino offerto al rientro dalle dialisi, la prima uscita di 118, il primo ACC ripreso, le esercitazioni, le gare di soccorso... e poi BOOOOOOM! Tutto cambia e come disse qualcuno... C'E' UN TEMPO PER OGNI COSA... e da volontario divento dipendente... 
Inizio una nuova sfida, in un posto nuovo (Milano piazzale Nigra) con colleghi nuovi e ospedali nuovi. Ricordo giornate lunghissime ma indimenticabili al fianco del mio amico e collega Davide Mottini. E poi ancora... l'emergenza COVID e la trasferta a Bergamo (Mornico)... l'apertura della nuova sede in zona San Siro (MI)... e molto altro.
Che dire: in 10 anni di cose ne sono cambiate parecchie, ed io con esse, ma lo spirito con cui faccio soccorso è lo stesso del primo giorno... godo fino in fondo del bene dimostrato dai pazienti, dei sorrisi delle nonnine, delle mani accarezzate, dei grazie ricevuti e della soddisfazione ogni qualvolta sono utile al prossimo.
Oggi festeggio 10 anni di Croce Azzurra al fianco di mia moglie Juliana Costa (conosciuta proprio a quel corso di primo soccorso) e dei miei colleghi di corso Terzo Nicolò, Alessandro Godino, Giovanna Picciuto, CAMINADA, Leonardo Guerra, Giorgio Porta ed attendo con emozione il conferimento della seconda stella.
Grazie Croce Azzurra, grazie volontari, grazie colleghi, grazie infermieri, grazie medici, e grazie a tutto il sistema 118.

Raffaele è la Croce Azzurra.
Vittorio - Croce Azzurra sez. di Como
La prima volta che ho scambiato due chiacchere veloci con Vittorio, ricordo di essere rimasta colpita dalla sua energia. È come avere a che fare con una stella nana bianca … sembrerà strano ma stando vicino a lui ho veramente da subito percepito quasi fisicamente la sua intensità, fuori dal comune.
E questa sensazione mi è rimasta dentro, ogni volta che in questo quasi anno di conoscenza mi è capitato di incrociarlo per i corridoi della sede di Como. Come se ci fosse molto, troppo di tutto dentro a quel corpo così ordinariamente umano, così banalmente normale.
Però c’è un dettaglio che tradisce il suo mondo interiore, e che lo fa scorgere a chi è capace di farlo. Gli occhi. Vivaci e profondi allo stesso tempo, curiosi e contemporaneamente saldi.
Frutto di tutto questo insieme di sensazioni non meglio definite, è stata la mia richiesta di poterlo intervistare sulle ragioni che lo hanno spinto a diventare soccorritore volontario di Croce Azzurra ODV.
Mai avrei pensato di trovare tutto quello che ho scoperto chiacchierando con lui più approfonditamente, però.
“Il 3 febbraio 2020 ho conosciuto la Croce Azzurra perché un’ambulanza è venuta a prendere mio fratello Cesare, morto nottetempo a 36 anni.” Me lo spara così, a bruciapelo.
E prosegue: “Mia mamma Antonella, ex infermiera, non ha avuto alcun dubbio: Cesare era già deceduto da alcune ore. Un ragazzo forte ma fragile, che in passato aveva lottato a lungo e a più riprese con la droga, sin da quando papà era mancato improvvisamente a 48 anni. Lui, Cesare, il più grande di noi tre fratelli, non ce la faceva a tenere tutto insieme, e così un po’ alla volta la nostra famiglia si è sfasciata. Io, il più piccolo, per la mia salvezza portato in una casa-famiglia, sono mio malgrado cresciuto prima del tempo. Amo molto la mia famiglia, per me è vita. Anche se tante cose mi fanno incazzare della mia famiglia, la amo profondamente e senza riserve.”
Ed è chiaro che sia così, mentre mi snocciola tutto questo senza quasi prendere fiato, come se queste vicende le avesse raccontate già più e più volte “Sì, è così; milioni di volte mi sono rivisto nella mente la mia storia, per poterla perdonare e passare oltre”.
Oltre ci è andato davvero, Vittorio, che alla prima uscita su un paziente colpito da emorragia cerebrale come il caro papà era sul punto di dare forfait. “È anche grazie al mio mentore, Fabio Lorenzi della sezione di Como, se ho tenuto duro e non sono fuggito davanti alle difficoltà che il dover affrontare situazioni da me in passato subite in prima persona mi ha presentato. Da Fabio ho imparato l’importanza dell’essere preparati, del conoscere a menadito procedure e protocolli, del mantenere sempre la lucidità e del dedicarsi dei momenti di debriefing per rielaborare quanto accaduto durante le uscite di 118, al loro termine.
Ciò che trovo affascinante nelle uscite in ambulanza è il non conoscere cosa sta per accadere e contemporaneamente sapere di poter fare la differenza nella vita di chi si andrà a soccorrere, avendo poco tempo per decidere come agire per il bene sia del paziente che della squadra. Per questo è sempre fondamentale trovare un buon feeling con i compagni di turno, professionalmente e umanamente parlando.
Arrivare nella vita delle persone nel loro “momento peggiore” porta con sé una grande responsabilità, e io sono grato a Croce Azzurra per avermi insegnato che è possibile farlo mantenendo la giusta oggettività rispetto a quanto si sta vivendo, dosando le proprie conoscenze (anche, nel mio caso, quelle che derivano dalla mia storia personale) senza farsi sopraffare dall’emotività e con l’umiltà di sapere che c’è sempre molto da imparare.”
Vittorio, a 27 anni è approdato in Croce Azzurra, lui dice quasi “per caso”, ma io penso “per fortuna”.
Sua, e nostra.

Vittorio è la Croce Azzurra.
Eleonora - Servizio Civile Universale
"Il Servizio Civile Universale in Croce Azzurra ODV è un esperienza che ti cambia il modo di vedere la vita. Incontri moltissime persone con storie diverse, che ti aiutano ad accrescere il tuo bagaglio emotivo e personale. È un esperienza formativa sotto il punto di vista della crescita, in quanto impari ad affrontare le sfide con una consapevolezza maggiore della sofferenza e della capacità dell'essere umano di superarla. Una delle esperienze migliori che si possano affrontare a livello umano".

E' il pensiero di Eleonora, da noi per il Servizio Civile a cavallo tra il 2023 e il 2024.

Eleonora è la Croce Azzurra.
Carlo - Servizio Civile Universale
Da noi dal 2023, Carlo ci ha donato il racconto del suo Servizio Civile Universale :

“Il Servizio Civile è un’esperienza che mi ha permesso di conoscere aspetti nuovi di me stesso e del mondo che mi circonda. Inizialmente non sapevo come mi sarei comportato né come avrei potuto aiutare le persone a cui diamo una mano quotidianamente, ma stare vicino a loro mi ha aperto gli occhi su tante cose. Ogni persona con cui ho a che fare ha una storia da raccontare e spesso mi capita di essere solo uno spettatore di qualcuno che, di fianco a me, comincia a viaggiare nei suoi ricordi. Ricorderò per sempre molti aneddoti e molte avventure di persone che si sono sentite aiutate anche solo dal fatto che c'ero io vicino ad ascoltarle.
Oltre a tutto ciò, il servizio civile è stato un periodo in cui mi sono sentito responsabilizzato, e penso di esser maturato anche sotto questo punto di vista. Ogni volta che mi viene assegnato un compito, devo fare le cose bene e in sicurezza, così da garantire la mia tranquillità e quella della persona che sto aiutando.
Tutto ciò è semplificato e alleggerito dai consigli di tutti gli altri ragazzi che, come me, si mettono a disposizione per dare una mano a chi ne ha bisogno.
Ogni ragazzo o ragazza che ho incontrato in Croce Azzurra mi ha guidato lungo un percorso fatto di errori e inciampi, ma che nel tempo mi ha portato ad essere molto più sicuro di me stesso in tutto quel che faccio. Quest'esperienza mi ha dato tanto, e l’unica cosa in cui spero è essere a mia volta riuscito a lasciare qualcosa ad anche solo una tra le tante persone che ho assistito.”

Carlo è la Croce Azzurra.
Noemi - Servizio Civile Universale
“Scegliere di diventare Volontari in Servizio Civile significa dedicare un anno al bene degli altri e, perché no, anche di sé stessi, perché per esperienza il bene che si dà e si fa - che sia una o più volte - poi ritorna.
Ho scelto di iniziare questo percorso per ampliare le mie conoscenze in ambito sanitario e sociale, e in tal senso questa esperienza è molto utile per conoscere da vicino realtà di cui magari si sente parlare, ma che se, standone al di fuori, ovviamente non si riescono a vivere e a conoscere davvero.
Ho avuto modo di crescere molto in tantissimi aspetti; sono diventata molto più responsabile dovendo portare a termine specifici compiti lavorativi, oppure dovendo essere la figura “di riferimento” della persona da aiutare, una sorta di spalla su cui lasciarla appoggiare in un momento di difficoltà.
Sono molto soddisfatta della mia esperienza, sto imparando davvero tanto e consiglio a tutti i giovani di lanciarsi in questa avventura, che davvero cambia la vita.”
Noemi è con noi per il Servizio Civile Universale nel periodo 2023/24.

Noemi è la Croce Azzurra.
Francesca - Croce Azzurra sez. di Rovellasca
In occasione del nuovo bando per il Servizio Civile Nazionale, Francesca – 25 anni e una grande grinta a farle da compagna – ci racconta la sua esperienza come Obiettrice presso la Croce Azzurra di Rovellasca.
Un percorso che a quanto pare si è presentato a lei quando ne aveva più bisogno.
"Mi sono diplomata in disegno su tessuti ma trovare lavoro in questo settore non è facile. Ho svolto altri impieghi ma ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di più per me, qualcosa che potesse veramente farmi sentire realizzata. E tutto è iniziato inaspettatamente con un corso di primo soccorso in Croce Rossa su consiglio di mio fratello."
Francesca non è la prima ad essersi ritrovata in un mondo sconosciuto ai più come quello del soccorso, e non sarà l'ultima a restarne affascinata a tal punto da decidere di farne – per un anno o magari anche più – il proprio lavoro.
"Mi attirava molto l'idea di entrare a far parte di un progetto come quello del Servizio Civile Nazionale, soprattutto dopo aver svolto quello Regionale. Ho visto il bando della Croce Azzurra e memore di quel corso svolto nel passato, ho fatto un tentativo ma non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto così tanto."
Una volta entrata all'interno di Croce Azzurra, le si sono infatti aperti molti versanti inaspettati oltre a quello prettamente "tecnico" di essere diventata un'Obiettrice.
Versanti umani e anche conoscitivi: perché entrare in contatto con le persone permette di conoscere ogni loro aspetto, ma anche lati di se stessi che per tutta la propria vita erano rimasti sepolti da qualche parte.
"Ho iniziato con la prima parte del corso nel quale ho ripassato le nozioni di primo soccorso e mi sono preparata al trasporto delle persone che avevano bisogno di recarsi in ospedale o in strutture sanitarie per controlli giornalieri, ma quando mi sono ritrovata a dover scegliere se continuare, mi sono lasciata convincere dalle persone che mi stavano accanto. I miei colleghi, gli insegnanti e mio marito stesso, hanno letto in me – ancora prima che lo capissi io – che salire in ambulanza ad aiutare le persone anche in situazioni di emergenza, era qualcosa che desideravo. Qualcosa che faceva per me."
E così Francesca ha seguito quel percorso che si era già delineato per lei: metà giornata dedicata al dialogo e all'accompagnamento di persone in difficoltà e l'altra metà su un'ambulanza in urgenza.
La differenza la mette in evidenza lei stessa.
"Nei servizi di trasporto e accompagnamento, hai la possibilità di creare un feeling con il paziente che hai anche l'occasione di incontrare più volte durante l'anno. La parte più bella è sentirne le storie, instaurare un legame che resta. In 118 la componente adrenalinica prende il sopravvento, diventando un aiuto temporaneo: presti soccorso e tutto finisce quando lasci il pronto soccorso di un ospedale. Eppure anche in questa occasione hai spesso modo di renderti conto della situazione precaria in cui vivono certe persone, e rimetti in discussione tutto. La tua vita, ciò che conosci, ciò che a volte dai per scontato."
La vita in Croce Azzurra per Francesca è diventata inoltre amicizia, coinvolgimento, condivisione.
"Ho legato molto con la mia compagna di Servizio Civile, con lei mi sento sempre tranquilla, anche dopo aver fatto l'abilitazione per guidare le ambulanze non in urgenza. Lo stesso vale per il team con cui esco in 118: mi offrono sempre opportunità per imparare, senza farmi mancare eventuali rassicurazioni. Per questo consiglio assolutamente il corso in Croce Azzurra e ancor di più il Servizio Civile. Se state cercando un cambiamento nella vostra vita, è il percorso giusto. Scoprirete lati di voi stessi che non conoscevate, vi renderete conto che dedicare il proprio tempo ad aiutare qualcun altro è il miglior modo di impiegarlo, e ogni momento sarà utile per apprendere qualcosa che una scuola non può insegnare.”
Dalle parole di Francesca traspare quindi che quel "di più" che sentiva di dover raggiungere dopo il diploma, le si è presentato vestito di arancione a fasce catarifrangenti, e le auguriamo tutti che una volta finito il Servizio Civile, riesca a fare di questa nuova passione anche il suo lavoro.
Nel frattempo, non dimenticate che il bando del Servizio Civile è aperto ancora per poco. Fate come Francesca, cogliete l'occasione!
I Volontari del Servizio Civile ricevono un rimborso mensile di 433 euro netti. Scadenza per la presentazione della domanda 28 settembre 2018.

Francesca è la Croce Azzurra.
Carlo - Croce Azzurra sez. di Porlezza
Ex elettricista ieri, soccorritore in pensione da oggi, quest'uomo è anche molto di più.

È una di quelle persone da conoscere quando si vuole riflettere sulla vita. Perché?
La sua lunga esperienza in Croce Azzurra è solo il risultato di un percorso molto più articolato iniziato prima del 2000.

Tutto comincia con un corso alla Croce Rossa di Valsolda che tuttavia non riesce a terminare per motivi di lavoro; eppure c'era qualcosa in lui che ha finito con spingerlo comunque – anni dopo – ad entrare prima nel Soccorso Alpino e poi decidere che fosse ormai giunto il momento di indossare quella divisa arancione che tanto lo aspettava.
"In Croce Azzurra ho trovato qualcosa che va oltre il normale volontariato: ho riscoperto vecchi amici e ne ho trovati di nuovi. Per me è stato così naturale dal finire con il considerarlo un secondo lavoro. Per un paio di anni lo è anche stato, un lavoro, e ad oggi posso dire con assoluta certezza che è stata l'esperienza migliore della mia vita.”
Un'esperienza lunga più di un decennio, che lo ha visto protagonista non solo come soccorritore su ambulanze ma anche su automedica.
"I due, tre anni di automedica penso siano stati i più formativi e piacevoli di tutta la mia vita come volontario in Croce Azzurra. Non c'è stato un solo medico con il quale non mi sia trovato bene o che non mi abbia fatto sentire a mio agio. Per ognuno di loro, eravamo un unico team: nessuna differenza, nessun grado. L'unica regola: massima confidenza, a tal punto da chiamarci solamente per nome."
Ciò che lo ha spinto a diventare un volontario è stato questo costante desiderio di aiutare gli altri, di apprendere, di migliorarsi dentro e fuori l’ambiente di Croce Azzurra.

La Croce Azzurra di ieri così come quella di oggi.
Ebbene sì, perché sentirlo parlare permette di mettere a confronto il soccorso di una volta con quello attuale e parole come "defibrillatore", che oggi a noi sembrano più che consolidate, lui le ha viste nascere.
"Ricordo di aver fatto l’esame del DAE qualche anno dopo essere entrato in Croce Azzurra, era una domenica. Come faccio ad esserne così certo? Perché due giorni dopo, martedì mattina alle 8.00, lo usai per la prima volta non su un manichino ma su una persona vera in arresto cardiaco."
Ora che la sua esperienza in ambulanza è giunta al termine, un po' di comprensibile malinconia riveste la sua voce, ma se gli si chiede quale sia il ricordo che per primo gli torna in mente, incredibile a dirsi, esso risulta essere il peggiore ed anche il migliore della sua "carriera".
"Essere un volontario di Croce Azzurra ha davvero tantissimi aspetti positivi, io ho molti bei ricordi. Ce n'è uno che non potrò mai dimenticare: il mio collega di una vita, soccorritore del mio team da 10 anni, ebbe un arresto cardiaco, per cui dovetti usare il defibrillatore proprio su di lui. Mi trovai costretto a reagire, sebbene fossi terrorizzato, ma questo è diventato il mio miglior ricordo perché incredibilmente riuscimmo a salvarlo, e lui è ancora qui."

Proprio lui che sta per concludere questo suo viaggio, ci tiene a lasciare il testimone ai giovani.

Carlo è una di quelle persone che si è sempre prestata a consigliare, aiutare e spronare i ragazzi che decidono di dedicare un po' del loro tempo al volontariato.
È anche per questo che consiglia a tutti di fare il corso: "Anche per un bagaglio personale. È importante apprendere non solo per gli altri ma anche per noi stessi. Coloro che per esempio pensano di avere fobie o paure, molto spesso l'esperienza da soccorritore fa rendere conto che certe cose sono superabili, ci si mette in gioco."
È quindi a persone come Carlo, il quale ha visto veramente tutte le sfaccettature del soccorso dal passato al presente e ha vissuto diverse epoche di uno stesso mondo al quale non è così facile dire addio, che va il nostro più grande e affettuoso grazie per aver contribuito al benessere di tante persone, per aver fatto lui stesso un po' di storia nel campo del soccorso e soprattutto per aver dimostrato che forse non siamo noi a scegliere il volontariato, ma è il volontariato che finisce con il trovare noi.

E come dice lui: "È meglio rischiare e fare errori, perché chi non commette errori è colui che in realtà non ha mai osato."

Carlo è la Croce Azzurra.
Claudio - Croce Azzurra sez. di Porlezza
Volontario della Croce Azzurra di Porlezza, dalla – come la definisce lui – "età matura, così matura che sono già caduto dall'albero".

Scambiare due parole con lui equivale a parlare con un brillante uomo dalla voce talmente piena di entusiasmo che probabilmente sarebbe in grado di tenere senza difficoltà un'orazione di una giornata intera al centro di una piazza affollata, e tutti penderebbero dalle sue labbra. Ma chi è veramente quest'uomo?
Una Guardia di Finanza che ha continuato a fare ciò che più gli piace anche dopo la pensione: impegnarsi in qualcosa. Ebbene sì, perché come dice lui non si diventa volontari "solo per aiutare il prossimo" o per qualche "dovere cristiano"; difatti, Claudio evidenzia in questo ruolo proprio il "farlo con spensieratezza".
Quella stessa spensieratezza che lo ha spinto ad accettare – più o meno 25 anni fa – la proposta di un volontario della Croce Rossa di Valsolda che gli disse solamente: "Vieni qua che ci abbiam bisogno". Inizialmente lo fece per "fare un favore a questo amico" ma di anno in anno e "di storia in storia" ha finito per l'appassionarsi ad un mondo che poi ha fatto suo dopo che la propria vita lavorativa si è conclusa.
Il passaggio dalla Croce Rossa alla Croce Azzurra di Porlezza è avvenuto praticamente in concomitanza alla fondazione di quella nuova sede. Sentirlo parlare di quel periodo è un po' come entrare in un'altra dimensione, un tuffo nel passato, con la sua briosità a fare da salvagente.
Briosità, sì, ma anche molta saggezza.
"Allora non c'era ancora l'ospedale di Menaggio, portavamo le persone a Como o a Gravedona. I servizi venivano dalla montagna ma noi ci rendevamo sempre più conto che serviva un'ambulanza anche nelle vicinanze di Porlezza. Le zone lì sono difficili da raggiungere, molti di noi si sono impuntati. Abbiamo provato in ogni modo a far capire che il soccorso doveva allargarsi. Quando la Croce Azzurra ha aperto i battenti a Porlezza, ho preso la mia decisione».

E cosa significa per lui la Croce Azzurra oggi?
"Senso di aggregazione. La vita dell'Associazione non è il turno che fai quella volta a settimana e poi torni a casa. La Croce Azzurra io la vivo quasi più al di fuori delle sue mura: è il ritrovarsi con gli altri volontari al bar o organizzare una spaghettata per scambiare due chiacchiere tra risate e compagnia".
Claudio è sia soccorritore 118 che volontario sui servizi di accompagnamento per bambini, persone disabili e persone anziane; in particolare quest'ultimo ruolo è stato assunto da lui in prima persona per poter essere di riferimento ad un impegno fisso quale è quello dell'Autista di un pulmino che accompagna alcuni ragazzi diversamente abili da Porlezza a Tavernerio.
Analizzando tale figura, non nasconde che impiegare il proprio tempo nei servizi di accompagnamento "ti avvicina molto di più alla persona, ne vivi la storia, quasi entri nel suo "intimo" e quando ti viene regalato un sorriso non c’è cosa che ti soddisfi di più. L'approccio è diverso, meno meccanico, puoi usare al massimo la tua personalità con il risultato di far stare bene qualcun altro."

E per quanto riguarda il 118?
"Detesto il suono delle sirene, quando scendi dall'ambulanza ti resta quel rumore assordante nelle orecchie per ore" esordisce divertito, ma con un po' di attenzione – nel modo in cui pronuncia quella frase – ci si riesce a leggere qualcosa di più.
Vi si può intravedere dedizione, "brivido", anni di esperienze, di vittorie ma anche di sconfitte. Perché come sentenzia poco dopo: "Dobbiamo metterci in testa che non siamo degli angeli". E qui per un attimo ci zittiamo entrambi, perché probabilmente non c’è niente di più vero.

"Possiamo dare un aiuto, ma non siamo degli angeli" ribadisce.
"Ci sono delle volte in cui fai di tutto, volte in cui ti ritrovi a promettere a delle persone che salverai i loro cari ma non ci riesci, e ti senti indebolito, presuntuoso… addirittura impaurito."
È per questo che arrivati a questo punto, la sua attenzione si focalizza tutta su un unico concetto che ci tiene a ribadire più volte al mondo intero (o – se potesse – anche a quella piazza gremita di persone che sono certa lo ascolterebbe dall'inizio alla fine).
"Fare un corso di primo soccorso presso le Associazioni di volontariato come la Croce Azzurra non deve essere visto come un vincolo, un: "Adesso sei entrato, non ne esci più. Ci devi il tuo tempo". Bisogna capire che invece è fondamentale formarsi per poter agire tempestivamente su un nostro caro, conoscente o anche solo sconosciuto che di colpo si sente male di fronte a noi. Perché sono quei primi secondi a fare la differenza. Quei primissimi istanti sono il momento più importante, ancor prima che arrivi l'ambulanza".

Il messaggio di Claudio quindi diventa ancora più chiaro: "L'associazione è avvicinamento, il vero richiamo dei volontari deve essere "aiuta te stesso per aiutare gli altri" ".
E credo che la dimostrazione risieda nel fatto che, sebbene lui come tanti altri portino ogni giorno con sé esperienze difficili da dimenticare, alla mia ultima domanda:

"Ne vale la pena"? La sua risposta è solo una.
"Sì, ne vale sempre la pena."

Claudio è la Croce Azzurra.
Armando - Croce Azzurra sez. di Rovellasca
Armando: 62 anni e l'energia di un ventenne!

Armando Trainini, diventa volontario soccorritore in Croce Rossa a Saronno nel 1975 e una decina di anni fa entra in Croce Azzurra spinto da un altro amico volontario. Impegnato politicamente è anche Volontario AVIS, nell'associazione Auto Storiche, che è la sua passione, e Volontario presso l'oratorio parrocchiale: per lui aiutare gli altri è la cosa più naturale del mondo.
"Amo stare con la gente e vicino alla gente", cresciuto a Rovellasca, conosce quasi tutto il paese anche grazie al suo mestiere, elettricista, che lo ha portato dentro le case dei suoi concittadini fin da ragazzo. Un uomo carismatico, che combatte le sue battaglie con il cuore e la passione di un ventenne, e che crede nei valori di umanità dignità e giustizia, sicuramente un uomo come ce ne sono pochi.
Può capitarti di sentirlo tuonare perché è stato fatto qualcosa di sbagliato, e lui zitto non ci sta, oppure lo incontri con un fiore che ha raccolto da portare alle ragazze in servizio in Croce Azzurra. Molto più spesso lo incontri con la sua divisa arancione che va ad aiutare i meno fortunati, chi ha bisogno di essere accompagnato, per una visita medica o una terapia… col sorriso, con il suo carico di tante parole di conforto e svago che, per i pazienti, hanno un valore inestimabile.
L'esperienza che più lo ha toccato è stata quando ha soccorso il papà di un suo amico; in un turno di notte suona la chiamata, parte ma senza sapere da chi stava andando e arrivato sul posto non poteva crederci… gli uscivano le lacrime mentre tentava di tutto per salvare quell'uomo che conosceva e stimava… ha fatto tutto il possibile, ma quella volta lì non ci è riuscito. L'evento lo ha addolorato moltissimo, ma non ha perso lo smalto, ha continuato a fare il soccorritore, per gli altri, per chi sta male, per i ragazzi disabili che accompagna la mattina presso le strutture di accoglienza e gli rallegrano la giornata, per la signora anziana col marito molto malato e i figli assenti, per tutti noi.
La fragilità sociale è uno dei temi che gli stanno più a cuore "una volta l'assistente sociale andava a suonare il campanello degli anziani, oggi non è più così, e tante persone veramente sole, e che avrebbero bisogno, non hanno aiuto perché non sono nemmeno in grado di andare a chiederlo. Una stampella, una carrozzina o una patologia impediscono ai problemi di arrivare nell'ufficio competente". E lui non si limita a solo commentare ma fa di tutto per cambiare le cose, per rendere il nostro paese un posto migliore.

Armando è la Croce Azzurra.

ROVELLASCA

22069 Via Monza 2
Tel. 02. 96343505

COMO

22100 Via M. Colonna 3
Tel. 031. 300699

CARONNO PERTUSELLA

21042 Via Caposile 77
Tel. 02. 9655103

PORLEZZA

22018 Via Ferrovia 2/A
Tel. 0344. 72012

Seguici su Instagram e Facebook!

Facebook Instagram